Che corpo macchina usare per la fotografia sportiva? 2/2

Canon 7D Mark II

Qualità/prezzo stravolgenti
Eh si… dopo svariate prove e studi su quale potesse essere il corpo macchina adatta per me quando ho iniziato a fare fotografia sportiva, la scelta è andata senza dubbio sulla Canon 7D Mark II.
Le sue prestazioni sono complessivamente a un passo da quelle dell’ammiraglia EOS-1D X (e, sotto certi aspetti, persino superiori…). E’ l’unica a offrire un tale livello di performance sotto i 2000 Euro. Considerato anche che il formato APS-C può rappresentare un sostanziale vantaggio economico per chi è appassionato di sport e natura, consente di utilizzare teleobiettivi meno “estremi”.
Posso dire che la 7D Mark II trovi la sua naturale collocazione nella fotografia sportiva amatoriale/semi-professionale. Insomma adatta per tutti coloro che vogliono iniziare a immergersi in questo tipo di fotografia senza dover investire un patrimonio.

Caratteristiche principali
La 7D Mark II è una APS-C con corpo e funzioni di una full frame professionale.
Il sensore CMOS ha 20MP effettivi. La potenza di calcolo è impressionante e grazie alla presenza di due DIGIC 6 è perfino superiore a quella della professionale e costosa 1D X (che ha due DIGIC 5+). Offre una gamma di sensibilità nativa che va da 100 a 16000 ISO, espandibile fino a 51200 ISO.
Oltre allo scatto a raffica da 10fps, con un buffer praticamente infinito scattando in JPG ha un altro elemento che spicca: il modulo AF, che con 65 punti tutti a croce, supera anche i 61 punti (di cui solo 41 a croce) presenti su 5D Mark III e 1D X.
Una piccola rinuncia è stata fatta sul GPS integrato ma non il Wi-Fi.

Corpo ed ergonomia
La 7d Mark II ha un’impugnatura leggermente più pronunciata della precedente 7d Mark I e sagomata che in mano risulta un po’ più comoda. La struttura è in lega di magnesio e la tropicalizzazione è stata nettamente migliorata per resistere meglio alla polvere, agli schizzi d’acqua ed alle temperature estreme. La costruzione è molto robusta e in mano si tiene benissimo, basta impugnarla per rendersi conto della sua anima professionale.

Display e mirino
Lo schermo è da 3″ con un formato 3:2, in modo da vedere le fotografie senza la banda nera sopra e risultano notevolmente più grandi. La risoluzione è di 720 x 480 pixel. La luminosità automatica si è dimostrata efficiente e lo schermo risulta abbastanza visibile anche di giorno.
Ammetto che con forte luce diretta un po’ di luminosità in più non guasterebbe, ma l’unica controindicazione che ho notato è che risulta difficile notare le aree troppo chiare e l’avviso di sovraesposizione diventa molto utile (si attiva dalla terza scheda del menu riproduzione).
Il mirino è uno dei punti forti della 7D Mark II, offrendo il 100% della copertura ed un ingrandimento 1x. Dal menu “Visualizzazioni mirino” (presente nella seconda scheda delle personalizzazioni) si può decidere di mostrare la livella, la griglia, il modo di scatto, il bilanciamento del bianco, l’avviso AF, il metering, la qualità di scatto e l’allerta flicker (che avvisa del possibile sfarfallio dell’illuminazione che causa variazioni di esposizione verticali).

Controllo, impostazioni, menu
Vista da dietro la configurazione di tasti e controlli della 7D Mark II è praticamente identica a quella della 5D Mark III. In quest’ultima c’è uno schermo più grande di 0,2″, ma il layout dei pulsanti è lo stesso.
Con le due ghiere dei parametri ed il piccolo joystick si ottiene un controllo molto completo della fotocamera e nella zona superiore ci sono gli accessi diretti per le principali impostazioni: bilanciamento del bianco, metering, metodo di avanzamento, modo af, compensazione flash ed ISO.
Da segnalare che quest’ultimo pulsante ha una piccola sporgenza centrale che consente di identificarlo anche senza guardare, cosa utilissima.

AF – Messa a fuoco
La 7D Mark II possiede un modulo AF molto avanzato, con 65 punti tutti a croce e quello centrale a doppia croce per la massima sensibilità. Si tratta di un poderoso upgrade che si trova persino un passo avanti a 5D Mark III e 1D X.

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In particolare per l’inseguimento dei soggetti si possono scegliere diversi comportamenti, ognuno dei quali personalizzabile nella sensibilità. Per fortuna l’impostazione di base “multifunzione versatile” è, appunto, molto versatile per cui non mi è mai capitato di doverla modificare.
L’AF è molto veloce e reattivo e la copertura del fotogramma davvero estesa (molto di più della 1D X), per cui è tra le fotocamera migliori che io abbia mai provato per lo sport e la caccia fotografica.
Premendo sul pulsante in alto a destra si attiva la modifica del punto AF, che si sposta tramite il joystick, e del metodo AF, che si controlla tramite il pulsante M-Fn posto vicino al pulsante di scatto.
Si può scegliere: AF spot punto singolo, espansione AF (con 5 punti, 9 punti o 15 punti), zona ampia (centrale, laterale sinistra e laterale destra) e selezione automatica (che lascia scegliere alla fotocamera uno più dei 65 punti disponibili).

Metodo drive – scatto continuo
Le reflex full frame di Canon sono generalmente lente nello scatto continuo, con l’unica eccezione della professionale 1D X che offre un’impressionante raffica di 14 scatti al secondo.
Per le APS-C abbiamo un discreto risultato nella 70D (6fps), uno migliore nella prima 7D (8fps) ed uno ancora superiore nella 7D Mark II (10fps). Il merito principale è del doppio processore DIGIC 6, ma c’è stato un miglioramento anche nel buffer. La 7D si fermava dopo 25 scatti in RAW o 94 in JPG, mentre la Mark II registra fino a 31 foto consecutive in RAW e ben 1090 in JPG (circa 24 in RAW+JPG). Ho eseguito dei test con la SanDisk Extreme Pro da 95MB/s e i risultati sono molto soddisfacenti. Inoltre anche dopo la saturazione del buffer si continua con un ritmo piuttosto sostenuto di 3/4fps, seppure un po’ a singhiozzo con qualche pausa tra le brevi raffiche. Questo risultato unito con un AF molto performante, la rende una candidata ideale per seguire scene con azioni rapide.

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